HARRIERS
di Colin Reiners
Non solo uno sport la corsa in Inghilterra ma pratica comunitaria, vissuta con passione, elemento fondamentale del tempo libero e del vivere comune. Basti pensare alle tradizionali gare montane che per secoli hanno caratterizzato vita e costume delle contee a nord dell’Inghilterra, dove da tempi immemori pastori e abitanti, per festeggiare raccolti e vendite, organizzano festeggiamenti e sagre che li accompagnano per tutta l’estate; occasioni che sono pretesto per scoprire chi è fra loro l’uomo più veloce, in grado di arrivare (e tornare) nel minor tempo possibile in cima alla montagna.
Affascinato da questa storia che è patrimonio di cultura e tradizione e curioso di coglierne, sempre scientificamente, il simbolico significato comune Reiners dedica alla corsa un progetto che vede protagonista uno dei club di corridori più affermati in Inghilterra, i Bingley Harriers. L’autore li osserva e lo fa proprio nel mezzo di una gara in montagna, documentando per ciascuno percorso, fatica, espressione del volto. Ne registra forme e movimento, fedele allo stile formalista e al metodo oggettivo, rigoroso fino al midollo, quasi fossero ‘campioni da laboratorio’. Con devozione a due maestri in particolare, Hilla Becher e August Sander, Reiners applica un approccio tassonomico al bianco e nero di immagini d’impatto che da omaggi alla cultura anglosassone ne diventano simbolo.
L’AUTORE
Colin Reiners, nato a nord dell’Inghilterra nella contea di Ceshire, fa parte della generazione di fotografi inglesi che comprende Sue Packer, Chris Killip, Martin Parr e Daniel Meadows, ai quali si è avvicinato, ispirato da Tony Ray Jones e Paul Hill, per documentare insieme i febbrili anni Settanta. Formatosi come chimico, abbandona presto la professione per dedicarsi al design e alla fotografia, dando vita, su commissione, a numerosi progetti e mostre.
Dopo una breve esperienza al Fleming College come docente di fotografia, torna in Inghilterra per frequentare il Royal College of Art, dove studia con il grande Bill Brandt, che accresce la sua passione per il documentario e il surrealismo e sa coinvolgerlo con teoria e insegnamento. La tesi con cui arriva al dottorato di fine corso, dedicata alla caccia alla volpe, ha viaggiato in tutto il mondo, ricevendo numerosi riconoscimenti. Non incline all’esibizionismo, prosegue sperimentando e lavorando a progetti personalissimi, mantenendo di contro a ogni cliché un modo tutt’originale e ironico di fare della fotografia una vera ricerca antropologica e sociale.
Presto inizia a interessarsi anche all’insegnamento, sino a dedicarsene quasi completamente. Come docente ha tenuto corsi di Fotografia, Community Arts, Fine Art e Media, nelle Università di Bradford, Staffordshire, Hull e Lincoln. Grazie a queste esperienze ha potuto lavorare con moltissimi professionisti e artisti fra cui Mike Berry, Paul Hill, Joy Gregory, Geoff Cox, Ian Macmillan, Ivan Osbourne, Paul Jobling, Rod Shone, Paul Reas and John Holden.
A oggi le sue opere contano numerose esposizioni in Gran Bretagna e nel mondo, sia all’interno di collettive sia in mostre personali, un successo comprensibile se si guarda al loro fascino.
La mostra sarà esposta dal 21 al 31 luglio
presso le Stanze di Palazzo di Giustizia
L’incontro con l’autore è previsto per
venerdì 22 luglio h 19.30 presso il Caffè Letterario
e all’interno degli appuntamenti del “Giardino del fiume”